Scusandomi per il ritardo (il tempo è il mio nemico)
Riprendiamo l'altro racconto che si trova il Luca al capitolo sette da 36 al capitolo otto al verso tre.
Non riporto il racconto in quanto è conosciuto, o lo possiamo leggere direttamente dalla Bibbia.
Prima di inoltrarci nell'argomento bisogna comprendere quale era la relazione della donna nell'antica comunità israelitica, se prendiamo in esodo al capitolo 20 al verso 17, emerge come la donna sia considerata un
oggetto, al pari di qualsiasi altro oggetto, ma con l'esame retrospettivo pre e post esilico la donna non viene considerata più un oggetto di possesso bensì considerata un
soggetto, e questo lo si può comprendere dall'affermazione in Deuteronomio al capitolo cinque al verso 21.
Ma anche se con il tempo c'è stata questa trasformazione culturale verso la donna di fatto era sempre considerata inferiore all'uomo dovendo sottostare a obblighi e norme le quali non erano applicabili all'uomo, come ad esempio, l'uomo poteva avere relazione con qualsiasi donna purché la medesima non fosse fidanzata o sposata, questo non valeva per la donna.
Alla donna era preclusa qualsiasi associazione con gli uomini, in un convitto di uomini era vietato alla donna di parteciparvi se non per servire, ed è evidente che nelle leggi cerimoniali di purificazione riguardavano esclusivamente gli uomini, l'uomo era al servizio di Dio la purificazione serviva a far salire l'uomo a Dio,” Voi dovete essere santi come io sono Santo”, ma con Gesù Cristo è Dio che scende all’uomo affinché l'uomo sia purificato.
Sembra che Gesù si riscontrasse spesso con i farisei, i quali osservanti della legge facevano della legge stessa la giustificazione dei propri atti, dunque questo fariseo invita Gesù a pranzo, leggendo il brano si comprende che non ci fu da parte di questo fariseo alcun riguardo verso Gesù in quanto l'evangelista ci dice,” entrò in casa del fariseo e si mise a tavola”, vennero meno tutti quegli aspetti di cortesia i quali si mostravano verso un ospite di riguardo, ma non fu così verso Gesù.
Il pranzo avveniva soltanto tra uomini, e qui c'è un primo colpo di scena, nella casa del fariseo, osservante della legge, scrupoloso, affinché nulla di impuro possa entrare nella sua casa ed in quella circostanza, dove si consumava un banchetto ecco,
una donna entra in mezzo agli uomini, scandaloso, inaudito, come può una donna violare delle norme, delle regole, ma questa non era una donna come tutte le altre, essa era una
peccatrice, una prostituta che in un modo arrogante presuntuoso si permette di entrare in quel banchetto.
Ma ecco, un altro colpo di scena, questa donna, questa peccatrice, questa prostituta, si inginocchia ai piedi di Gesù, con l'olio profumato che aveva iniziò a massaggiare i piedi di Gesù mescolando all'olio profumato le lacrime che sgorgavano dal suo cuore, poi, con i suoi capelli inizia asciugare i piedi di Gesù.
Vorrei fare una piccola premessa su ciò che identificava la prostituta a quel tempo, le donne andavano sempre velate con il capo coperto e con il volto velato, solo una categoria di donne non aveva il volto velato e ne tanto meno il capo coperto e queste donne venivano identificate come prostitute, l'olio profumato e anche costoso tra l'altro serviva per i preliminari, massaggiando quelli che erano in piedi e dei clienti prima di proseguire nella sua azione, quindi questo olio profumato era un suo attrezzo da lavoro acquistato con i proventi del suo lavoro cioè di prostituzione, alla luce della legge questa donna peccatrice e prostituta di mestiere era un soggetto da evitare come la peste.
Il fariseo né rimase scandalizzato, e nella frase che ribadisce si comprende anche quale sentimento avesse nei confronti di Gesù, infatti il racconto prosegue dicendo, “
se costui fosse un profeta saprebbe chi è e che razza è la donna che lo tocca”, oltre al disprezzo questo fariseo aveva per questa donna, in quanto non vedeva una donna, ma una peccatrice da evitare, non mostrò nessun riguardo neanche verso Gesù, in quanto disse fra sé “
se costui”, non pensò all'ospite come qualcosa di sacro come qualcosa di desiderabile, non chiama l'ospite con il suo nome, ma con “
costui” evidentemente l'invito rivoltogli a Gesù non era motivato dal desiderio di unione con Cristo, di affetto, ma di tutt'altri motivi.
Questo fariseo osservante in modo scrupoloso della legge, vede e giudica le persone secondo i criteri della legge, quella legge che stabilisce regole, obblighi, norme, quella legge che discrimina, espelle, giudica e giustizia, quella legge che sembra non applicare il comando di Dio il quale dice,
“non voglio sacrifici ma misericordia”.
Gesù, al quale nulla sfugge neanche i pensieri più nascosti, più profondi, più intimi, si rivolge al fariseo il quale risponde, “
di pure maestro”, senza dubbio è un'affermazione ipocrita, poiché pensando disse , “
se costui”, ma interrogato lo chiama
“Maestro”, ma Gesù va oltre questo, lo aiuta a comprendere che cos'è la
misericordia, cosa sia la
compassione, narrandogli una parabola, uno era debitore di 50 denari, la paga giornaliera era di un denaro, quindi i 50 denari era poco più di un mese di paga, l'altro era debitore di 500 denari, quasi un anno di paga, allora Gesù gli pone la domanda, ad ambedue sono stati condonati i loro debiti, ma chi dei due sarà più riconoscente?, chi dei due mostrerà affetto amore verso colui che ha condonato i suoi debiti?, il fariseo rispose (per logica), a colui al quale è stato condonato di più.
Ecco allora la lezione da parte di Gesù, rivolgendosi verso Simone fariseo gli dice, vedi questa donna, dicendogli, vedi questa donna, voleva fargli comprendere che non doveva vedere la peccatrice secondo la legge, ma la donna secondo la compassione, per far comprendere ancora in un modo più incisivo l'importanza della benevolenza e della compassione, Gesù continua dicendogli, che lui il fariseo l'osservante della legge, colui che invece di lavarsi le mani si lava fino ai gomiti, colui che invece di digiunare una volta l'anno digiuna due volte a settimana, lui, Simone, il fariseo,
non ha mostrato ospitalità verso Gesù, non ha
offerto l'acqua, che significa accoglienza,
non gli ha dato il bacio segno di benvenuto di affetto di comunione di desiderio,
non ha versato su di lui il profumo il quale denota l’onore, rispetto, verso l'ospite, l’ospitalità è sacra, il fariseo non ha fatto tutto ciò, al contrario della prostituta.
Gesù fa comprendere, che,
chi ha peccato molto molto gli è perdonato, chi ha peccato poco, gli è perdonato poco.
Rifacendoci alla parabola dei due debitori, vediamo che sia il fariseo sia la peccatrice sono stati ambedue perdonati ma con una differenza, che mentre la peccatrice, la prostituta
è cosciente di questo perdono ricevuto di questo per-dono,
il fariseo crede di meritare il perdono per i suoi sforzi, per i suoi meriti, per l'osservanza della legge.
Gesù scandalizza ancora dicendo alla prostituta, “
i tuoi peccati sono perdonati”, i commensali si domandavano fra loro chi fosse costui, anche qui si guardano bene dal nominare Gesù, che perdona anche i peccati, usurpando un diritto esclusivo di Dio, poiché secondo la legge solo Dio è colui che perdona i peccati, essi non vedono la compassione, la misericordia di Gesù verso una peccatrice bensì una peccatrice secondo la legge, e, secondo la legge la legge stessa soffocava la compassione la misericordia nella quale la legge stessa doveva essere subordinata.
Gesù conclude rivolgendosi alla donna, “
la tua fede e chi ha salvata va in pace”.
Perché Gesù non dice alla donna, come ha fatto all'adultera, “
va e non peccare più”, perché alla peccatrice, alla prostituta, Gesù gli disse semplicemente, “
va in pace”, perché questa donna non può far altro che continuare il suo mestiere di prostituta, la sua attività, perché nessuno prende in moglie una prostituta, la famiglia non la riprende, la comunità la emargina e nessuno può sostenerla, nessuno si prenderà cura dei suoi bisogni, la sua attività è ciò che la sostiene, tale attività
non è voluta ma subita, questo lo dimostra violando la tradizione, entrando la dove non le era consentito per gettarsi ai piedi di Gesù.
Questo racconto insieme alla racconto dell'adultera sono stati i due racconti che hanno causato varie difficoltà alle prime comunità cristiane, questi racconti non venivano letti poiché sembravano giustificare una prassi, un modo di agire condannato dalla Legge, un racconto che diede dei problemi anche al Papa Gregorio Magno nel sesto secolo.
In questo racconto come il racconto dell'adultera Gesù ci vuole insegnare che, è vero che l'uomo deve vivere anche nelle norme, nelle regole, negli obblighi, ma queste non dovrebbero mai sovrastare la misericordia, la compassione, l'amore, la pietà verso il prossimo, nella legge l'uomo si purificava affinché
salisse a Dio, tale ascesa doveva essere preceduta da atti purificatrici, da specifiche cerimonie, con Gesù Cristo
è Dio che scende all'uomo, purificando l'uomo non dall'osservanza delle leggi, ma dal dono della compassione, della misericordia, dell'amore.
Cristo non ha mai condannato la Legge, ma l’ha subordinata al bene dell’uomo, il bene dell’uomo sovrasta l’ubbidienza alla Legge, sicché “
se sia giusto trasgredire il Sabato per il bene dell’uomo” allora il Sabato è subordinato al bene dell’uomo,
poiché l’uomo è creato ad “Immagine e Somiglianza di Dio”.
Tommaso de Torquemada
SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX